S’aggiunge poi quella diffusa in istato non più di vapori nebulosi o vescicolari, ma di vapor elastico trasparente, in tutto il gran campo d’aria che è tramezzo ai detti due ampj tavolati di nuvole, elettrizzati contrariamente, come supponiamo; la qual aria così rinchiusa, debb’essere non poco umida, e divenire, se non lo fosse, umidissima, satura cioè, o quasi, di tal vapore elastico, col tempo: con quest’altra acqua adunque, che si depone sopra i già formati granellini, per essere i medesimi molto più freddi di detta aria umida che attraversano, si coprono viemeglio di una pellicola, poi di altre ed altre, le quali vengono mano mano indurate in ghiaccio sodo e trasparente, mercè di detto freddo eccessivo che trovavasi originariamente nei fiocchi di neve nuda più che gelati, come ho spiegato sopra, e che ritengono anche già vestiti fino ad un certo segno.
Abbiamo un esempio del coprirsi per l’umido grande dell’aria, di una lamina o crosta di ghiaccio sodo, anzichè di brina, o di givre, alcuni corpi, come le colonne, i pavimenti, le muraglie, i vetri delle finestre, quando appunto avendo essi concepito, e ritenendo un freddo di alcuni gradi più forte del 0. R. trovinsi esposti ad un’aria sciroccale, cioè assai più calda e molto umida senza però essere nebbiosa. Questo, che noi diciamo gelicidio, e i francesi verglas, è ben diverso dalla nebbia gelata (givre), la quale si forma, come vedemmo, dalla congelazione in figure vagamente cristallizzate dei vapori vescicolari freddissimi sopra i corpi per lo più men freddi di essi; dove al contrario il gelicidio nasce a dirittura dal disfacimento del vapor elastico diffuso nell’aria serena, il qual si depone precipitandosi, e forma uno strato o lamina unita sulla superficie de’ corpi assai più freddi di esso e dell’aria, ed ivi vien tosto per tal freddo rappreso ed indurato in ghiaccio.
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