Tutte queste varietà di forma e di costituzione ne’ grani di grandine si conciliano benissimo colla supposizione del saltellare e danzare che fanno lunga pezza cotesti grani quali essi sieno, mandati e rimandati dall’uno all’altro strato di nubi per largo intervallo di aria molto umida, sparsa fors’anche quà e là di altri nuvolotti rari, o piccioli volumi di nebbia, come già si è detto, e come ci possiamo facilmente figurare: si conciliano, ripeto, benissimo con tal supposizione, anzi non veggo come in altra maniera potrebbe spiegarsi l’ingrossamento sovente così grande di detti grani, Non facendo per tanto più alcun conto di siffatte varietà, che nulla cangiano al fondo della cosa, e che al proposito della supposta danza la richiedono tutte ugualmente; ripigliando il nostro assunto, richiamando l’osservazione importantissima, che ciascun grano di grandine presenta comunemente, anzi sempre, eccettuato soltanto qualche caso rarissimo che abbiam qui sopra indicato, e di cui torneremo a parlare, una picciola massa bianca e spugnosa, talora anche grandicella, che ne occupa il centro, e che è vera neve. Questa osservazione della macchia bianca, o fiocchetto centrale ben distinto, è stata fatta già da lungo tempo, ed è notissima a chiunque ancora non è fisico, siccome ignorar non può chi lo è, l’origine e la qualità di neve che ritiene tuttavia là dentro a quella massa di ghiaccio solido che la involge e stringe.
Si convien dunque generalmente che de’ fiocchetti di neve siano il primo elemento della grandine, la base di ciascun grano, di cui formino il nucleo.
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