? Sarebbe egli allora a portata di osservare, di studiare ciò che ora c’interessa, la formazione della grandine, le sue modificazioni, i suoi movimenti: vedrebbe se quella specie di danza, quel saltellare su e giù dei suoi grani spinti e rispinti da uno strato nuvoloso all’altro, che mi piace di supporre, ha luogo effettivamente, e fino a qual segno; vedrebbe se m’inganno in tali mie immaginazioni, o se colgo giusto, in qualche parte almeno. In mancanza di queste osservazioni nel seno stesso de’ più fieri temporali, che niuno potrebbe intraprendere senza esporsi ad evidenti gravissimi pericoli, non ne abbiamo noi delle altre fatte da alcuni de’ più intrepidi aereonauti in tempi meno procellosi, le quali possano in qualche modo supplire? Senza parlare del freddo eccessivo, che comunemente hanno essi incontrato nella regione delle nubi, io mi riporto a quello, che mi sovvengo di aver letto nelle relazioni di alcuni di cotai viaggi aereostatici, cioè, che quando ebber que’ volatori toccato colla macchina aerea il primo velo di nubi, e penetrandole quinci vi furono immersi tanto d’averne già sorpassato uno strato o più, si trovarono con sorpresa involti da fiocchi di neve, quantunque non fosse inverno, e da piccioli grani gelati (gresil), che saltellanti percotevano da tutte le parti la stoffa del loro pallone e ne venivan rimbalzati; e ciò in un tempo, in cui non cadeva niente sulla terra nè di tai fiocchi nè di tai grani di neve gelata. Senza dubbio eran questi rudimenti od embrioni di grandine; e sembra che cotali grani fossero già dotati di un principio di quel movimento che li avrebbe fatti ballare e saltare con vivacità, nel modo ch’io ho descritto parlando della vera grandine, se in vece d’un temporale che potea dirsi appena iniziato, e in niun modo avvertito dagli abitanti della terra, si fosse trattato di un vero temporale, potente in elettricità, tuonante e, ciò che più fa al nostro caso, minacciante grandine rovinosa.
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