4.o La durata delle notti, tempo nel quale in tutte le stagioni il fluido elettrico viene ricondotto e restituito alla terra, mercè appunto dell’umido notturno e particolarmente delle rugiade, essendo molto lunga nell’inverno; contribuisce pur molto al ristabilimento dell’equilibrio di elettricità fra l’aria più o men alta, e la terra; di maniera che non si accumula essa elettricità nella region delle nubi un giorno dietro l’altro, e per molti di seguito, come succede spesso in primavera ed in estate.
5.o Nel breve corso di ciaschedun giorno invernale i deboli obliqui raggi del sole non producono in così grande abbondanza quell’evaporazione secondaria, cioè della parte superiore delle nuvole, ch’essi percuotono: evaporazione che ha tanta parte, e giuoca così bene, secondo me, nella formazione de’ temporali, e particolarmente della grandine.
6.o Finalmente quel poco ancora di vapori elastici che si producono in tal modo, non si sollevano molto, obbligati dal freddo e dall’aria umida anche sopra a condensarsi di nuovo abbandonata appena la nuvola onde son sorti, se non anche prima di abbandonarla del tutto; ciò che li porta a riunirvisi; cosicchè è difficile che si formino d’inverno i due strati di nubi da me voluti, collocati cioè a giusto intervallo, ed elettrizzati contrariamente l’uno all’altro, difficile che si formino varj ammassi o gruppi separati, ed elettrizzati pure diversamente. Non si vede in fatti d’ordinario in quella stagione, quando il Cielo è coperto, che un sol telone o strato nuvoloso unito, più o meno esteso: e quando è in parte coperto, in parte sereno, ciascuna nuvola appar semplice, di un sol volume cioè o strato, non sormontata da altro strato disgiunto, a foggia di quelle che osserviamo d’estate ne’ temporali, o già formati, o che vanno a formarsi.
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Cielo
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