In prova di questa intiera conformità, tralasciando molti altri argomenti, dirò solo, che dal primo momento (e fu nel 1782) che scopersi e verificai con replicate sperienze, a VS. Illust. ben note, come l’acqua trasformandosi in vapori, e sì in vapori elastici, si arricchisce di fluido elettrico a spese dei corpi medesimi da cui evaporando si stacca, indi anche a spese de’ primi strati d’aria attraverso di cui essi vapori salgono, e di altri corpi, che per avventura incontrano tra via: e da questo fatto bastantemente comprovato concluder volli: 1.o che, coll’assumere tale nuovo stato di vapore espansibile, ossia di fluido elastico, venga essa acqua ad acquistare maggiore capacità di contenere il fluido elettrico, siccome ne acquista una maggiore per contenere il fluido calorifico; 2.o che in virtù di tale accresciuta capacità esso fluido elettrico depredato, e appropriatosi dai vapori non venga già subito a manifestarsi con segni di positiva elettricità, ma reso in certo modo anch’esso latente, non altrimenti che il calore, e ridotto alla quiete d’equilibrio, aspetti a farlo, cioè a produrre i consueti effetti del rotto equilibrio per ridondanza, fino a che, condensati essi vapori dal freddo, o da qualsisia causa, e preso l’abito aeriforme, perdan’anche quella straordinaria capacità, che acquistata avevano: fino dal primo momento, dico, che ebbi fatta quella scoperta, e credei di potere stabilire queste leggi, o principj analoghi alla dottrina del calor latente, non mi restò più dubbio che siffatto giuoco e funzione de’ vapori non dovesse essere se non l’unica, la principale e primaria causa della naturale elettricità, cioè di quella che viene a suscitarsi da se negli strati più o men alti dell’atmosfera, or debole, or forte, e che in qualche grado vi domina sempre, almeno a certa distanza da terra.
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