Con quale stento, se il tempo e il luogo, ove si sperimenta, sono molto umidi, si perviene ad eccitare una forte elettricità, comunque sia in buon ordine la macchina? E come presto la smarriscono i conduttori, per quanto sembrino bene isolati? Essa se ne va via, e per l’aria vaporosa, e per l’umido velo che ricopre i sostegni isolanti, siano questi di vetro nudo, o intonacato di buona lacca, o d’altra vernice resinosa.
Questa dissipazione dell’elettricità ci porge, a ben riflettere, un indizio meno equivoco dell’umido che regna, di quello ce l’offre il giuoco stesso della macchina più o meno indebolito; conciossiachè il buono o cattivo stato, e adattamento de’ cuscini, dell’amalgama, ed altre circostanze influiscono troppo considerabilmente sulla forza dell’elettricità che si eccita; laddove riguardo alla durata della medesima in un dato conduttore isolato in una data maniera (es. gr. in una sfera, o cilindro di ottone sospesi a un cordoncino di seta, o sorretti da una colonnetta di vetro, o di cera-spagna) non v’è d’ordinario che l’umido dell’ambiente, e quello contratto dal sostegno isolante, che scemar possa tale durata dell’elettricità, ossia accelerarne la dissipazione.
Ecco dunque la prima e la più ovvia maniera di fare delle sperienze igrometriche col mezzo dell’elettricità. Abbiasi un conduttore metallico di discreta mole, montato sopra un buon elettrometro di Henley, ossia Quadrante-elettrometro, e posto tal conduttore isolato in luogo discosto da altri conduttori, e infusavi una determinata dose di elettricità non molto grande, come sarebbe di 20 o 25 gradi del detto elettrometro, notisi quanto tempo passa prima che il pendolino suo sia caduto intieramente, o che è meglio, abbassato siasi fino a un dato punto, es. gr. a 5 gradi.
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Henley Quadrante-elettrometro
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