Può farsi l’esperienza anche col semplice elettrometro non armato della verghetta metallica; ma allora essendo pochissima l’elettricità contenuta nei soli pendolini, e cappelletto, se ne va via troppo presto.
Riducendo ora in un sol punto di vista l’espressione, e la teoria di queste ultime sperienze, è facile comprendere dal fin quì detto che il numero de’ minuti secondi, pe’ quali si sostiene l’elettricità, malgrado l’indicato toccamento, debb’essere maggiore: 1.o secondo che il corpo impiegato a portar via cotesta elettricità è di sua natura meno deferente: 2.o quant’egli è maggiore in lunghezza: 3.o quanto è minore in larghezza e grossezza (giusta ciò che riguardo a tali dimensioni abbiamo mostrato nel §. 2): 4.o finalmente a misura che trovasi più secco. E però, quando si determini la specie del corpo, e le sue dimensioni, resta per elemento variabile la sola umidità; e puossi per conseguenza giudicare dei gradi di questa dalla durata dell’elettricità nell’elettrometro, che viene col dato corpo toccato.
Quanto alle varie specie di corpi, moltissimi sono quelli, che ho sperimentati a questo intento; e non pochi mi han promesso sulle prime buona riuscita. Ho posti dunque al cimento tagliuoli di legno, paglie e foglie secche, fili e stoffe di lino, di canapa, di cotone, di lana, carta comune da scrivere, carta sciugante, e d’ogni altra qualità; varie membrane, e cuoj e pergamene; corde a budello, setole, crini; ossi, unghie, corni, avorio, testuggine, balena, penne: ma qual per uno, qual per altro inconveniente ho abbandonati quasi tutti questi corpi; e ristretto mi sono ormai a tre, o quattro soli, cioè la pergamena sottile, l’osso di balena, l’avorio, e la parte cornea e lucida delle penne; tra quali non sono ancor deciso a cui dare la preferenza.
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