Varj, come i legni e le paglie, i fili di lino ec. molte membrane e cuoj, quasi tutti gli ossi, la carta, li ho rifiutati, perchè divenivano troppo deferenti per un umido, che s’accostava al massimo, a segno che involavano tutta l’elettricità dell’elettrometro in meno d’un minuto secondo, quando l’igrometro a capello di Saussure mancava ancora di alcuni gradi dal giungere ai 100, che è il punto che indica l’umidità estrema, quella es. gr. della nebbia. Alcuni altri, e sono le setole, e i crini, li ho rigettati per un difetto tutto opposto, e voglio dire perchè divenivano quasi intieramente coibenti ad un secco di 25, 30 gradi, o poco più, dell’istesso igrometro, quando cioè discende a soli 75, 70 o 68 gradi della sua scala: il qual secco, sebben avvenga di raro naturalmente in luogo coperto dal sole (ove debbesi consultare ogni igrometro, per giudicare dell’umido dell’ambiente; non mai al sole, che riscaldando la sostanza igrometrica verrebbe a disseccarla assai più dell’aria che la circonda), pure qualche volta si osserva ed anche maggiore. Ve n’ha pure tra i summentovati corpi, che vanno soggetti all’uno e all’altro di questi opposti difetti, che sono cioè troppo buoni conduttori per un umido estremo, o quasi, e troppo coibenti per un secco alquanto più che mediocre; di tal indole è la carta, la quale inoltre è soggetta a variare nel grado di conducibilità indipendentemente dall’umido, divenendo sudicia, o in altro modo alterandosi: nè va esente da siffatti incomodi la pergamena, che abbandonerò forse anch’essa riducendomi da ultimo all’osso di balena, o alla parte cornea delle penne, e all’avorio: dei quali corpi, altronde più consistenti, e di natura durevolissimi, e che, quando occorra, lavare si possono per renderli netti e mondi, prendendo delle listerelle sottili larghe da una in due linee, e lunghe da uno a tre pollici, secondo che sperimentando trovasi convenire; queste quand’anche si tengano esposte lungamente ad un’aria umida all’estremo, alla nebbia ec. schivando soltanto di bagnarle, non avverrà che spoglino mai l’elettrometro di tutta l’elettricità, nè che ve la faccian cadere dai 10 ai 2 gradi, come vogliamo, più presto di un minuto secondo, o mezzo almeno, e d’altra parte esposte le stesse listerelle all’aria più secca, che naturalmente dar si possa (ben inteso all’ombra), a un secco, in cui l’igrometro di Saussure segni 60 gradi ed anche meno, non si comporteranno già a guisa di assoluti coibenti, ma più deferenti ancora che coibenti, verranno a capo di dissipare l’elettricità dell’elettrometro in due o tre minuti primi al più: durata sopportabile, e che non rende l’osservazione troppo noiosa.
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Saussure Saussure
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