Siccome però un sì gran secco, che faccia discendere l’igrometro a capello sotto i 45 gradi, ed anche solo sotto i 50, non si osserva mai, o quasi mai naturalmente, potendosi solo produrre coll’arte in vasi chiusi per mezzo della calce viva, dell’alcali vegetale, e di altri sali deliquescenti; così non dee considerarsi per un gran difetto che le nostre prove igrometriche coll’elettrometro arrivino a stento fino ai 45 o 40 gradi, di tal igrometro, e non passino più innanzi. Che poi, se con altro artificio potessimo giungere, servendoci sempre del nostro elettrometro, a misurare un secco ancor molto maggiore, come infatti il possiamo, e mostrerollo in appresso.
      Intanto però, dirassi: gl’igrometri di Saussure e di De Luc hanno due punti fissi, su cui regolare la loro scala di graduazione, cioè l’umidità estrema che segnano 100, e il secco estremo, non già naturale, che impossibile sarebbe di determinare, ma artificiale, notato zero: con che ottengono un igrometro comparabile. Ma come regoleremo noi la nostra graduazione per le sperienze igrometriche coll’elettrometro, mancandoci uno di questi punti fissi, cioè quello del secco estremo, e solo determinar potendo l’altro dell’umidità estrema? E come otterremo la comparabilità?
      Quì altro mezzo non ho trovato che di regolare le sperienze sopra uno di quegl’igrometri che sono appunto comparabili. Adunque prendendo per campione l’igrometro a capello di Saussure, riduco la mia listerella semicoibente, di cui voglio servirmi per portar via l’elettricità dal mio elettrometro, la riduco a tali dimensioni, onde impieghi 30 secondi giusti a far cadere i pendolini dai 10 ai 2 gradi, quando e dove il detto igrometro segna 80 gradi, che è un’umidità mezzana.