Ciò però basta per comprovarci che ivi è rimasta quella disposizione a riprodurre i temporali, di cui parliamo: chechè ne sia poi, che la minaccia del temporale, anzi esso già in qualche modo incominciato si dilegui per qualche causa accidentale soppravvenuta, p. e. di qualche vento irregolare, od altro. Le varie circostanze dunque, e assolutamente incalcolabili, possono o tener confinato il temporale nella valle ove è nato, o trarnelo fuori ed ampliarlo più o meno, o dissiparlo non anco ben formato; ma resta sempre nel luogo ove è sorto un temporale una manifesta tendenza a formarsene il giorno appresso un nuovo, vuo’ dire da quell’istessa parte, entro a quell’istessa valle o gola di montagne: ivi par che vi sia un tale strato d’aria, che diventi volentieri centro o base d’altro temporale; e sì veramente v’è: ed io lo ravviso in quella colonna e strato, in cui è rimasta stampata dirò così l’elettricità del temporale precedente, e più di tutto la glaciale sua freddezza.
Per dire del qual raffreddamento d’aria ancora qualche cosa, produrrò un altro sintomo osservabilissimo dei temporali, ossia un effetto che siegue dappresso alcuni; il qual fenomeno più che altra cosa serve a dimostrarci che tale raffreddamento durevole di quello strato d’aria, che è stato il campo di battaglia d’un forte temporale, non è meramente supposto, ma reale. Quante volte non proviamo noi, anche nel cuor dell’estate, dopo uno di cotesti temporali, singolarmente se è succeduta scarica di grandine, un fresco eccessivo portato da un vento, che soffia dalla piaga medesima, ove ha infierito il temporale?
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