Diversa infatti il Fisico di Pavia trovò l’influenza delle armature, mentre vivaci e molto sensibili erano i moti allorquando le applicò ai muscoli volontari, deboli e languidi furono ravvisati applicandole a quegli ne’ quali la volontà non ha un potere diretto. Restava finalmente ad osservarsi se i nervi destinati unicamente alle sensazioni fossero soggetti all’azione delle armature, e se mai lo erano, quale su di loro fosse l’effetto di queste. Per quanto difficile a prima vista sembrasse la soluzione di queste due questioni, il Volta vi s’imbattè tentando gli effetti delle armature dissimili sopra la lingua, per vedere com’esse operassero negli animali vivi, su i muscoli meno vestiti d’integumenti: nel qual caso applicandole all’apice di quest’organo, lungi dall’ottenere i consueti movimenti convulsi, risentì una sensazione acida; allorchè le applicò alla base, ottenne i moti convulsi, e finalmente ebbe una sensazione di luce toccando colle armature il bulbo dell’occhio, onde da questi esperimenti rilevò che non solo gli organi animali sono puramente passivi, ma che l’azione delle armature occasiona sui differenti nervi lo stesso effetto di uno stimolo esterno. Fatti che conducevano a verità sì irrefragabili e manifeste meritavano di essere esaminati sotto punti di vista differenti, lochè il Volta fece invertendo la posizione dei metalli, nel qual caso ottenne una sensazione che può dirsi inversa della prima, giacchè era urente ed alcalina; si servì inoltre di metalli diversi, e diversa fu l’energia della sensazione: dipiù non si limitò ai soli metalli per uso di armatura, ma adoprò carbone e metallo, ottenendo costantemente gli stessi fenomeni; dal che il celebre Fisico si credette in diritto di dedurre che la facoltà eccitatrice non fosse esclusiva dei metalli, ma comune ai corpi conduttori, ciascuno però in differente grado e forza.
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