§. 10. Questa pretesa elettricità animale, che in fondo non era che la solita artificiale prodotta da stropicciamento, giacchè le stesse vesti e peli strofinati con qualsisia corpo inanimato, sol che mantengansi da un blando calore asciutti, si elettrizzano egualmente che strofinati sulla pelle dell’animale vivo, questa, dico, pretesa elettricità animale si è cercato di sostenerla dai più zelanti partigiani suoi con alcune più curiose sperienze e osservazioni, dell’istesso genere però: coll’elettricità spontanea in certo modo, nè tanto debole, nelle penne de’ vivi Pappagalli a certi tempi, e con quella debolissima invero, ma pur sensibile ai delicatissimi elettrometri, di un uomo, il qual facendo prima qualche passo, od agitando comecchè sia braccia e corpo, salga sopra uno sgabello isolante, e tocchi colla mano uno di tai elettrometri sensibilissimi, quali sono quelli di Cavallo e di Bennet.
§.11. Ma il soffregamento delle penne fra loro, e colla pelle, quando il Pappagallo le arriccia, ed esse trovinsi ben bene asciutte, basta a spiegare il primo fatto, senza che si debba ricorrere ad alcuna elettricità propriamente animale: e pel secondo fatto dell’uomo, si prova appunto, che non è elettricità animale che abbia origine cioè da alcuna funzione o virtù propria degli organi, quella di cui la persona dà segni nell’accennate circostanze, bensì che viene dallo stropicciamento delle vesti (e basta talvolta quello che produce il solo moto della respirazione) dall’osservare, che salendo l’uomo nudo sullo sgabello isolante, e toccando l’elettrometro sensibilissimo, non gli fa allor dare alcun segno, come ha provato il Sig.
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