§. 46. Queste nuove sperienze sugli animali intieri e intatti, forse più sorprendenti delle altre fatte fin quì con tagliarne i membri, isolar nervi ec, e al certo più istruttive, almeno per alcuni riguardi, giacchè ci portano a penetrare in qualche modo il naturale andamento e tenore dell’elettricità animale nel corpo vivente intiero e sano, mi suggerirono in conseguenza appunto delle idee, ch’io rivolgeva nella mia testa intorno ad un lento moto, sia di circolazione, sia di semplice oscillazione od altro (che non voglio ancora arrischiarmi d’indovinarlo) del fluido elettrico tra muscoli e nervi, e tralle altre parti ancora del corpo fluide e solide, in ragione che tutte sono più o men buoni conduttori, nessuna però conduttore perfetto, nè comparabile in ciò ai metalli.
§. 47. Supponendo dunque il fluido elettrico in un continuo moto, qual esso sia, per tutte le parti dell’animale vivente, e de’ suoi organi per anco recisi, finchè vi dura qualche vitalità: supponendo che vada per un’effetto dell’organizzazione e delle forze della vita incessantemente sbilanciandosi o nella quantità, o nella tensione, in alcune parti relativamente ad altre es. gr. tra nervi e muscoli, o tra l’interiore e l’esteriore di questi, e che tendendo pure incessantemente in virtù della sua propria elasticità a ricomporsi in equilibrio, scorra per tante altre parti deferenti, membrane, vasi, umori, come può e quanto può, cioè quanto la non perfetta deferenza di tali parti gliel permette; io concepiva mantenersi la quiete nell’animale, vuo’ dire il riposo de’ muscoli non destinati ad agir sempre, fintantochè non si turbi il naturale armonico tenore nell’anzidetto moto del fluido elettrico, non se ne inverta cioè il corso, non s’acceleri straordinariamente, o concorra troppa copia di esso fluido in questa o quella parte del suo corpo: il che se avvenga, que’ tali muscoli si convelleranno, ove faccia il nostro fluido elettrico tale irruzione, od impeto straordinario.
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