§. 2. Ho cominciato a provare l’azione dell’elettricità artificiale nella rana, tenendola in mano or per una zampa, or per uno de’ piedi posteriori, ed ora per il capo, e ferendo diverse parti del suo corpo con scintille, ora del conduttore di una macchina elettrica ordinaria, ora dello scudo di un elettroforo; con scintille mano mano più tenui, fino a quel grado più picciolo di forza, che bastava giusto a convellere tutto il corpo, e cagionare un subsulto universale; e fino a quell’altro minimo grado, che eccitava appena le minime convulsioni, o palpiti di alcun muscolo o fibra. Or bene, la più picciola scintilla visibile a chiaro giorno, e sensibile appena per qualche leggier crepito, producea, se non il primo effetto, cioè le già dette convulsioni e sbalzi di tutto il corpo, il secondo delle contrazioni e tremiti parziali; e poco più vi voleva per ottenere anche quello.
§. 3. Non è tampoco necessario di colpire immediatamente alcuna parte dell’animale con tali deboli scintille, bastando che scocchino queste fra il conduttore elettrizzato, ed un’altro metallico, che comunichi o col corpo della rana a dirittura, o per l’interposizione di un terzo, di un quarto ec., talchè in somma la rana si trovi posta in qualche modo a fare anello di comunicazione tra questi conduttori, onde il fluido elettrico abbia a tragittare ancora per esso.
§. 4. Nè perciò pure è richiesto che tal serie di conduttori colla rana interposta si tengano isolati: giaccian pure tutti sulla tavola, o sul pavimento; che, malgrado ciò, ogni scintilla che scoccherà dal conduttore della macchina contro una palla metallica, es. gr., la qual faccia capo dell’anzidetta serie di conduttori, ogni scintilla, dico, che scoccherà alla distanza di due linee, di una, e talvolta anche meno, e quindi assai poco forte, scuoterà non debolmente la rana, facendole contrarre, o stendere ad un tratto, e con impeto le gambe, massime se sia ella interposta ai conduttori in guisa, che comunichi agli uni con un piede, agli altri colla testa, o con un altro piede.
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