§. 22. Consiste dunque in due colonnette, o tubi di cristallo, lunghi sei pollici, più o meno, piantati in un’assicella, ciascuno de’ quali porta in cima un piattello di sughero, o di altro legno dolce, per conficcarvi facilmente con due spilloni la rana, la lucertola ec. nel modo, che si vuole. D’ordinario ve la inchiodo per la testa, o per una delle zampe d’avanti da una parte, dall’altra per uno de’ piedi, rimanendo così penzolone tralle due colonnette di vetro l’altra gamba posteriore: la quale è poi bel vedere come balza, allorchè traducendo la scarica elettrica pel corpo della rana entran tutte le sue membra in convulsione, anche quelle, che non trovansi sulla via diritta del tragitto. Altre volte conficco ambedue i piedi insieme: altre un piede di quà, un di là, sicchè il tronco rimanga pendente colla testa in giù ec.
§. 23. Affissa così la rana al patibolo, trovasi convenientemente isolata; onde tutta la corrente, piccola o grande, di fluido elettrico, che gli si vorrà scaricare addosso, è costretta a passar raccolta nel suo corpo, senza che punto se ne disvii per altri conduttori: mercè di che avviene, che più piccola carica di elettricità basti a conveller le membra, che vada, come abbiam già fatto osservare (§. 5). Vero è che sono in paragone del corpo dell’animale, pieno in tutte le parti di umori, sono così poco deferenti i legni discretamente asciutti, che non molto si perderebbe, ancorchè venisse conficcata la rana immediatamente sopra un’assicella, la quale non fosse manifestamente umida o bagnata, e nulla quasi si perderebbe se fosse detta assicella ben secca.
| |
|