§. 47. Egli è così, che codesto Elettrometro animale, che può veramente dirsi tale, vince tutti gli altri Elettrometri, sian quanto si voglia sensibili e delicati, nel dar indizio delle cariche estremamente deboli; giacchè dove parrebbe esser nulla la carica di una boccia, anche cimentandola col sopraddetto Elettroscopio di Bennet, (e solo potremmo averne dei segui col Condensatore) comparirà qualche cosa nella contrazione e scuotimento, che essa produrrà nella rana preparata.
§. 48. Che se può far tanto negli organi dell’animale l’elettricità artificiale debole a tal segno da eludere ogni Elettrometro, non vi è più difficoltà a concepire, che lo stesso far possa, produrre cioè le contrazioni e moti muscolari, un’elettricità propria e innata degli organi egualmente fiacca, vuò dire di sì debole tensione, che non giunge a muovere il più delicato de’ detti Elettrometri.
§. 49. E invero un’elettricità, uno sbilancio di fluido elettrico tralle parti dell’animale, di un tal polso, che valesse a muovere i nostri Elettrometri, non potrebbe in alcun modo sussistere; stante la qualità conduttrice delle fibre medesime, de’ vasi e umori di esso animale. Però la Natura ha provveduto di tale e tanta sensibilità i nervi, di tale e tanta irritabilità i muscoli, che una forza elettrica per tutt’altra maniera impercettibile basti ad eccitare le dette contrazioni e moti muscolari. Un simile fenomeno, che può servir d’esempio, lo abbiamo nella luce, la quale avvegnachè non abbia un momento meccanico bastevole a produrre la minima impulsione sensibile, a muovere es. gr. una piuma od altro corpo leggerissimo da lei investito, pur eccita vivamente il nervo ottico, fino ad offenderlo per troppo gagliarda sensazione, e sì lo eccita non debolmente anche una luce debole e rara.
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