Con non altro artifizio che questo di applicare alla punta della lingua una lamina di stagno o di piombo, lucida e netta, e posare sul mezzo della lingua medesima una moneta d’oro o d’argento, una scatola d’argento od un cucchiajo, e far quindi toccare il manico di questo cucchiajo o scatola, oppure la moneta alla lamina di stagno o piombo, contro cui preme la punta della vostra lingua, con non altra operazione, dico, che questa, gusterete l’istesso sapore acidetto, che vi si fa sentire sulla lingua quando l’opponete al tenue fiocco e venticello di un conduttore elettrizzato artificialmente a tale distanza che non iscocchino scintille. Anche qui dunque il trascorrimento del fluido elettrico occasionato da parte a parte della lingua, mercè la semplice applicazione di due metalli, e indotta comunicazione de’ medesimi, eccita l’istessa istessissima sensazione, l’istesso sapor acido nè già debole, ma anzi vivo; e niuna contrazione, niun altro moto in essa lingua pur cotanto mobile ed irritabile: il che è ben bastante a provare, che le papille nervose, non le fibre muscolari della medesima, son quelle che vengono immediatamente affette nell’un caso o nell’altro dal fluido elettrico, che penetrando la vellica e stimola dolcemente.
§. 66. Così è: in tali prove non sono i nervi del moto, che di tali non ve n’ha sulla punta, e in tutta la parte anteriore della lingua, ma i nervi del senso, che vengono stuzzicati dal fluido elettrico; e però nasce nella lingua la sensazione di sapore, non nascono le convulsioni e moti, di cui pure è suscettibile essa lingua, ma per l’azione di altri nervi, che s’impiantano nella sua radice.
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