Fa poi stupore il vedere come la stessa spina dorsale s’incurva ripiegandosi indietro, e si tende, e il collo anch’esso.
§. 85. Si può già comprendere da quello, che son venuto accennando, in quante maniere ho variate queste sperienze; ma si comprenderà ancor meglio se dirò, che ho fatto delle prove ancora con diversi pezzi di foglietta di stagno applicati a un tempo stesso a varie parti del corpo della rana, e fra loro divisi da più, o men grande intervallo; formanti così altrettante distinte armature tutte eguali, e dell’istesso metallo, ponendo poi l’altra armatura di diverso metallo, cioè la moneta, il cucchiajo, od altra lastra d’argento, in contatto or d’una, or d’altra parte del lato nudo dell’animale, e provando tutte le combinazioni dei toccamenti, quando immediati tra questa armatura d’argento, e l’una o l’altra di quelle di stagno, quando mediante un terzo metallo che facesse officio d’arco conduttore. Applicava talvolta cinque o sei pezzi di foglietta di stagno, uno sulla testa, sul collo l’altro, il terzo sulle spalle, sul mezzo della schiena il quarto, il quinto sopra l’osso sacro, e il sesto su di una coscia, e posta la moneta o la coda del cucchiajo d’argento, inprima sotto la mascella e la gola, ed applicato ad essa moneta o cucchiajo un capo di fil metallico, ne portava l’altro capo una, due, tre volte in contatto di ciascuna di quelle vesti separate, o scudetti di foglia di stagno, per vedere quali fossero i muscoli, che più si contraevano in ciascuna prova: poi faceva passare la moneta sotto il petto, e ripetea gl’istessi toccamenti, cioè sopra tutte le cinque, o sei vesti, od armature suddette, facendo le stesse osservazioni: indi ancora da capo avanzata la moneta sotto il ventre; poi sotto l’una; poi sotto l’altra coscia; e infine sotto i piedi: da ultimo ripigliava tutti i cinque, o sei toccamenti, posata la rana sul suo ventre, con testa e gambe distese tutt’al lungo di un piatto, o lastra d’argento.
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