§. 95. Un’altra cosa non men degna di riflessione è, che facendosi inversamente la prova, cioè applicando alla punta della lingua la lamina d’argento, e più indietro la carta inargentata, o a dir più giusto stagnata, si sente su detta punta un altro sapore, che non è già acido, ma piuttosto alcalino, acre cioè tirante all’amaro; il quale, sebbene più piccante e rabbioso quando si sente, non si arriva però a sentirlo se non sono le circostanze le più favorevoli, cioè se non si contrappongono appunto argento e stagno, e quest’ultimo ben lucido. Così adoperando la carta stagnata, riesce o non riesce di sentire questo sapore, secondo che incontrasi quella di buona, o d’inferior qualità (§. 93). Egli è pertanto assai più facile di sentire il sapor acido nella prima maniera, che questo sapore acre ed urente in quest’altra; ed è ben quello più decisamente acido, che questo alcalino: per tale invero non ardirei caratterizzarlo. Qualunque però sia, è assai diverso dal primo: e ciò basta ad aprirci grandi viste.
§. 96. Il fluido elettrico dunque messo in moto per la sola applicazione delle armature metalliche, affetta diversamente i nervi, produce sensazioni affatto diverse, se entri o sorta per tali nervi dei sensi. Or entra egli o sorte quando produce sulla punta della lingua il sapor acido? Io m’induco più volentieri a credere che allora entri; e che quando sorte da essa punta vi cagioni l’altro sapore, che tira all’alcalino; ma non posso ancor dare la cosa per accertata. Spingendo poi le congetture più avanti, se il fluido elettrico smosso per un modo, o per l’altro produce per se solo sapori diversi, non potrebbe esser egli la causa immediata d’ogni sapore?
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