Ho fatto l’esperienza in diverse altre maniere, sostituendo pur anco il carbone all’argento, con egual successo. La più bella e curiosa però è di applicare la foglietta di stagno alla punta della lingua, ed al piumacciuolo sopra l’occhio la lamina di argento: con che si hanno, all’istante che viene a farsi la comunicazione d’ambi i metalli, le due sensazioni distinte, una del solito sapore acido sulla lingua, e l’altra del chiarore nell’occhio.
Ho tentato se mi riuscisse di eccitare cogli stessi artificj anche i sensi dell’odorato e dell’udito, ma finora inutilmente.
Da tutte queste sperienze, in cui si eccitano le sensazioni, di luce e di sapore, come pure dalla massima parte di quelle in cui si destano vive e forti contrazioni ne’ muscoli, non si può certamente trarre argomento di una vera Elettricità animale, cioè propria degli organi, i quali mostransi anzi meramente passivi ed attivi in vece i metalli, qualunque volta questi essendo di specie, o per altra qualità diversi, e trovandosi applicati a parti umide, e combaciandole a dovere, ne smuovono il fluido elettrico, e lo traggono, se pur hanno comunicazione tra loro, in giro. Ho fatto delle prove che dimostrano un egual trasporto di fluido elettrico, venendo i metalli dissimili applicati a tutt’altri corpi che animali, però a sostanze umide, come carta, cuoi, panni ec. inzuppati d’acqua, e meglio all’acqua medesima. È dunque fin qui tutto effetto di un tal combaciamento di metalli, nelle quali circostanze non sono già essi semplici deferenti, come in altre, ma veri motori ed eccitatori di elettricità, e questa è una scoperta capitale.
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Elettricità
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