Or cosa mai vi è quì, che indichi Elettricità animale, vale a dire propria e originaria degli organi? E non è anzi più probabile che sian essi meramente passivi, semplici elettrometri molto sensibili, e attivi in vece i metalli; cioè che dal contatto di questi venga originariamente dato l’impulso al fluido elettrico; che in somma siano tai metalli non semplici conduttori, o deferenti, ma veri motori di elettricità? Che dico più probabile? Egli è pure evidente, che tutto quì dipende dai metalli; e sì dalla loro diversa qualità, necessario essendo per la riuscita delle sperienze, di cui si tratta, che siano due metalli dissimili: condizione soprattutto e assolutamente indispensabile. Anzichè dunque chiamarsi Elettricità animale, potrebbe dirsi a più buon dritto Elettricità metallica.
Nè mi si opponga, che qualche volta si ottengono i moti della rana preparata alla maniera di Galvani, anche impiegando i metalli dell’istessa qualità da una parte e dall’altra, cioè argento e argento, mercurio e mercurio, stagno e stagno, ferro e ferro. Sì, s’ottengono (non sempre però) ne’ primi momenti, quando l’animaletto preparato nella miglior maniera è ancora tanto eccitabile, che per un nulla si risente. Ma come assicurarsi, che siano perfettamente e in tutto eguali i metalli che s’adoprano? Lo siano pure di nome e nella sostanza: ma le qualità accidentali di durezza, di tempera, di levigamento e lucidezza nella superficie, di calore ec. possono farli differire abbastanza in ordine all’azione elettrica, al potere cioè di spingere il fluido elettrico nel corpo umido che combaciano, od attrarlo, non altrimenti che simili differenze ed altre circostanze fanno (come è noto già dalle sperienze di Canton, Bergmann, Cigna, Beccaria ec.
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