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      Furono tutti e due condotti separatamente in appartamenti freschissimi, ne’ quali non s’era mai infastiditi dal sole. Otto giorni dopo furono tutti rivestiti d’un sambenìto, e vennero loro adornate le teste di mitere di carta, la mitera e il sambenìto di Candido eran dipinte con delle fiamme all’ingiù, e con de’ diavoli senza granfie e senza coda; ma i diavoli nel sambenìto di Pangloss avean granfie e coda, e le fiamme eran dritte. Andarono così vestiti a processione e sentirono un sermone assai patetico seguito da una bella musica in falso bordone; Candido fu frustato sul messere a tempo di battuta mentre cantavano; il biscaglino e quei due che non avean voluto mangiar del lardo furono bruciati, e Pangloss fu appiccato, benchè non sia questo il costume. Il medesimo giorno vi fu un’altra scossa di terremoto con un fracasso spaventevole. Candido spaventato, confuso, smarrito, tutto insanguinato, tutto affannato dicea fra sè: “Se questo mondo è l’ottimo dei possibili che mai son gli altri? Se io non sono stato altro che nerbato a posteriori, lo sono stato anche fra i Bulgari; ma, o mio caro Pangloss, il massimo de’ filosofi, ho io avuto a vedervi impiccare senza ch’i’ sappia perchè! Oh mio caro anabattista, ottimo degli uomini, avev’io a vedervi annegare nel porto! O Cunegonda, perla delle fanciulle, er’egli dovere che avessero a spaccarvi la pancia!”
      Egli se ne ritornava mal reggendosi in piedi, sermonizzato, ma assoluto e benedetto, quando una vecchia gli si fa innanzi, e gli dice: “Fatevi animo, figliolo mio, e seguitatemi.


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Candido o L'ottimismo satirico
di Voltaire (François Marie Arouet
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 151

   





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