Don Fernando d’Ibaraa y Figueora y Mascarenes y Lampourdos y Souza, arricciando le basette, sorrise amaramente, e ordinò al capitano Candido d’andare a far la visita della sua compagnia. Candido obbedì; e il governatore si fermò con Cunegonda; le dichiarò la sua passione, le protestò che il giorno appresso l’avrebbe sposata in faccia alla Chiesa, o altrimenti, come più fosse piaciuto alla di lei bellezza; Cunegonda gli domandò un quarto d’ora per raccogliersi, per consultar la vecchia, e determinarsi.
La vecchia diceva a Cunegonda: — Signorina, voi avete settantadue quarti di nobiltà, e nemmeno un picciolo; non sta che a voi il divenir la moglie del più gran signore dell’America Occidentale, e che ha una bella basetta: vorrete voi piccarvi d’una fedeltà a tutta prova?
Voi siete stata oltraggiata da’ Bulgari; un ebreo e un inquisitore si sono succeduti. Le disgrazie danno de’ privilegi; ed io confesso, che se fossi ne’ vostri piedi non mi farei il minimo scrupolo di sposare il signor governatore, e di far la fortuna di Candido.
Mentre la vecchia così parlava con tutta la prudenza che viene dall’esperienza e dagli anni, si vide entrar nel porto un piccolo legno, che portava un alcade, e degli alguazil; ed ecco quel che era successo.
La vecchia aveva molto bene indovinato, che era questi un francescano conventuale, che avea rubato i danari e le gioje di Cunegonda nella città di Badajoz, quando in tutta fretta se ne fuggiva con Candido. Questo frate avendo voluto vendere alcune di quelle gioje a un giojelliere, furon da lui riconosciute per quelle dell’inquisitore, e il francescano aveva, prima di farsi impiccare, confessato d’averle rubate, indicando le persone e la strada ch’esse avean presa.
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