Candido non lasciava di far interrogare questo buon vecchio: ei volle sapere come si pregava Iddio nell’Eldorado. Non lo preghiamo, disse il buono e rispettabile vecchio: non abbiamo nulla da chiedergli: ei ci dà tutto ciò che ci abbisogna, e noi lo ringraziamo senza fine.
Candido avea la curiosità veder de’ preti, e fece domandare se ve n’erano. Il buon vecchio sorrise. — Amici miei, disse egli, noi siamo tutti preti: il re e tutti i capi di famiglia cantan degl’inni di rendimento di grazie; solennemente, e tutte le mattine, e cinque o seimila musici li accompagnano. — Come! voi non avete frati, che insegnino, che disputino, che governino, che brighino e che facciano bruciare la gente che non è del lor parere. — Bisognerebbe che noi fossimo ben pazzi, disse il vecchio: noi siamo tutti di un medesimo sentimento, e non intendiamo ciò che vogliate dire co’ vostri frati.
Candido a tutti que’ discorsi restava maravigliato, e diceva fra sè medesimo — “Questo paese è ben differente dalla Wesfalia, e dal castello del signor barone: se il nostro amico Pangloss avesse veduto Eldorado non avrebb’egli più detto che il castello di Thunder-ten-tronckh era quel che v’è di meglio sulla terra. È certo che bisogna viaggiare.”
Dopo questa lunga conversazione, il buon vecchio fece attaccar la carrozza a sei montoni e diede dodici de’ suoi domestici ai due viaggiatori per farli condurre alla Corte — Scusatemi, disse loro, se la mia età mi toglie l’onore di accompagnarvi. Il re vi riceverà in una maniera, di cui non sarete mal soddisfatti, e voi perdonerete senza dubbio agli usi del paese, se ve ne sono alcuni che vi dispiacciano.
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