Candido vendè due piccoli diamanti, il minore dei quali valeva più del danaro che chiedeva il padrone, e pagò anticipatamente. I due montoni furono imbarcati, e mentre Candido andava per raggiungere in un piccolo battello il bastimento alla rada, il padrone coglie il tempo, si mette alla vela, leva l’ancora e il vento lo favorisce. Candido smarrito e stupefatto lo perde di vista, e: — Ahimè! grida, ecco un tratto degno del vecchio mondo. Ritorna al porto assorto nel suo dolore, poichè finalmente avea perduto tanto da fare la fortuna di venti monarchi.
Si trasferisce dal giudice olandese, e brusco come egli era, picchia fieramente alla porta; entra, espone il suo caso, e grida in tuono un poco più alto di quel che conveniva. Il giudice comincia a fargli pagare diecimila piastre per lo strepito ch’egli aveva fatto; indi l’ascoltò pazientemente; gli promette d’esaminare il caso tosto che il mercante sia tornato, e si fa pagare diecimila altre piastre per le spese dell’udienza.
Una tale procedura pose in disperazione Candido; egli aveva in vero provato delle disgrazie mille volte più triste, ma la pacatezza del giudice, e quella del padrone, da cui era stato truffato, accese la sua bile, e lo gettò in una nera melanconia; la perfidia degli uomini si presentava alla di lui mente in tutta la sua laidezza, ed egli non si nutriva che di torve idee. Finalmente un vascello francese essendo sul punto di partire per Bordeaux, giacchè egli non aveva più montoni carichi di diamanti da imbarcare, pattuì una camera su quello a giusto prezzo, e fece intendere nella città, ch’ei pagherebbe il passaggio, il nutrimento, e darebbe duemila piastre a un galantuomo che volesse fare il viaggio con lui, a condizione ch’ei fosse il più contento del proprio stato, e il più sventurato della provincia.
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Candido Candido Bordeaux
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