— Ebbene, dice Martino, ecco come gli uomini si trattano gli uni cogli altri. — È vero, dice Candido: v’è qualche cosa di diabolico in questo.
Così discorrendo ei scorge un non so che di rosso lucente, che nuotava verso il suo bastimento. Fece staccare la scialuppa per conoscere ciò che poteva essere; era uno de’ suoi montoni, e Candido in ritrovare quel montone, provò un contento maggiore dell’afflizione che avea provata in perderne cento tutti carichi di grossi diamanti d’Eldorado.
Il capitano francese conobbe tosto che il capitano del vascello vittorioso era spagnuolo, e quel del vascello sommerso era un pirata olandese, ed era quello stesso che avea tradito Candido. Le ricchezze immense di cui quello scellerato si era impadronito, furono seppellite con lui nel mare: un montone solo s’era salvato. — Voi vedete, dice Candido a Martino: il delitto alcuna volta è punito: questo furfante di padrone olandese ha avuto la sorto che meritava. — Sì, dice Martino, ma i passeggieri non han dovuto perire anch’essi? Dio ha punito quel briccone, e il diavolo ha annegati gli altri.
Intanto il vascello francese e lo spagnuolo continuarono il lor cammino e Candido continuò le sue conversazioni con Martino. Essi disputarono quindici giorni di seguito e in que’ quindici giorni essi eran tanto avanzati quanto il primo; ma finalmente parlavano, si comunicavano delle idee, e si consolavano. Candido accarezzava il suo montone. — Giacchè io ho ritrovato te, diceva, potrò ben ritrovare la mia bella Cunegonda.
| |
Martino Candido Candido Eldorado Candido Candido Martino Martino Candido Martino Cunegonda
|