— Volentierissimo, risponde Martino; si dice che Venezia non è buona che per i nobili veneziani, ma che intanto si son ben ricevuti i forastieri, quand’essi però hanno molto danaro: io non ne ho punto, voi ne avete, ed io vi seguirò per tutto. — A proposito, dice Candido, pensate voi che la terra sia stata originariamente un mare, come si assicura in quel grosso libro appartenente al capitano del vascello? — Io non credo niente affatto a questo, risponde Martino, e neppure di tutti i sogni che si spacciano da qualche tempo. — Ma a qual fine questo mondo è stato dunque formato? ripiglia Candido. — Per farci arrabbiare, risponde Martino. — Credete voi, dice Candido, che gli uomini si siano sempre vicendevolmente straziati, come lo fanno al presente? ch’essi siano sempre stati bugiardi, furbi, perfidi, ingrati, assassini, pieni di debolezze, ladri, vili, invidiosi, ingordi, ubbriaconi, avari, ambiziosi, sanguinari, calunniatori, discoli, fanatici, ipocriti e pazzi? — Credete voi, dice Martino, che gli sparvieri abbian sempre mangiato degli uccelli quando ne han trovati? — Sì, senza dubbio, dice Candido.
Ebbene, soggiunge Martino, se gli sparvieri han sempre avuto il medesimo carattere, perchè volete voi che gli uomini abbian cambiato il loro? — Oh, dice Candido, vi è ben differenza perchè il libero arbitrio....
Così ragionando arrivarono a Bordeaux.
CAPITOLO XXII.
Ciò che accadde in Francia a Candido e a Martino.
Candido non si trattenne in Bordeaux che tanto tempo quanto gliene abbisognò a vendere de’ ciotoli d’Eldorado, e per provvedersi d’una buona carrozza a due posti, non potendo più discostarsi dal suo filosofo Martino.
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