Io non ho riscontrato che una tristanzuola in vece sua, e un abate di Perigord! Cunegonda è morta senza dubbio e non resta anche a me che morire. Ah! era meglio rimanere nel paradiso d’Eldorado che tornare in questa maledetta Europa. Voi avete ragione, mio caro Martino, tutto non è che illusione e calamità.
Ei cadde in una nera malinconia e non prestò attenzione alcuna all’opera alla moda, ne ad alcun altro divertimento del carnevale, e niuna dama diè a lui la minima tentazione. Martino gli diceva: — Voi siete pur buono, a figurarvi che un servo bastardo che ha cinque o sei milioni in tasca vada a cercare la vostra amante in capo al mondo e ve la conduca a Venezia! ei la prenderà per sè, se la trova, e se non la trova ne prenderà un’altra; io vi consiglio a scordarvi del vostro servo Cacambo e della vostra amante Cunegonda
Martino non era troppo consolante; la malinconia di Candido s’aumenta, e Martino non cessa di provargli che vi era poca virtù e poca felicità sulla terra, eccettuato forse nell’Eldorado, dove nessuno poteva entrare.2
— Si parla, dice Candido, d’un certo senatore Pococurante che abita in quel bel palazzo sulla Brenta, che è tanto compito co’ forastieri. Si pretende che questo sia un uomo che non abbia mai provata tristezza. — Io vorrei vedere una specie sì rara, dice Martino
Candido manda immediatamente a chiedere al signor Pococurante la permissione di visitarlo il giorno appresso. Candido e Martino andarono in gondola sulla Brenta, ed arrivarono al palazzo del nobil Pococurante.
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