Candido meno sfortunato, inquantochè non amava più Cunegonda, campando della liberalità di differenti popoli che non son Cristiani, ma che fan l’elemosina, arrivò dopo un lunghissimo e penosissimo cammino a Tauride sulle frontiere della Persia, città celebre per le crudeltà che i Turchi e i Persiani vi hanno esercitato ognuno a sua volta.
Rifinito dagli stenti. e non avendo altro indosso che quanto gli abbisognava per nascondere le sue membra, Candido non piegava troppo verso l’opinione di Pangloss, quando un persiano gli si fece innanzi con un’aria delle più civili, e lo pregò di nobilitare la sua casa con la di lui presenza. — Voi mi burlate, gli disse Candido: io sono un povero diavolo che abbandono una miserabile abitazione che avevo nella Propontide, perchè ho sposato Cunegonda, la quale è diventata molto brutta, e che m’annojavo; in coscienza non son punto fatto per nobilitare la casa di alcuno: non son nobile per me medesimo, grazie a Dio; e s’io avessi l’onore di esserlo, il barone di Thunder-ten-tronckh m’avrebbe pagate ben care le pedate, con le quali ei mi gratificò; ovvero ne sarei morto di vergogna. Ciò che sarebbe stato più filosofico; d’altra parte, sono stato frustato ignominiosamente dai carnefici della santissima Inquisizione, e da duemila eroi da tre soldi e sei danari al giorno. Datemi ciò che vi piace, ma non insultate la mia miseria con degli scherni che vi toglierebbero tutto il pregio de’ vostri benefizj. — Signore, replicò il persiano, voi potete essere un accattone, e questo apparisce ben chiaro, ma la religione m’obbliga all’ospitalità; è bene che voi siate uomo e disgraziato, perché la mia pupilla sia il sentiero de’ vostri passi, e vi dico: degnatevi di nobilitare la sua casa con la vostra presenza.
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