— Io farò quel che vorrete, rispose Candido. — Entrate dunque, disse il persiano.
Entrarono, e Candido non lasciava d’ammirare le rispettose attenzioni che il suo ospite aveva per lui. Le schiave prevenivano i di lui desiderj, e tutta la casa non parea occupata che a stabilire la sua soddisfazione. — Se questo dura, diceva Candido fra sé stesso, le cose non van tanto male in questo paese. — Eran passati tre giorni durante i quali le buone grazie del persiano non si eran punto smentite, e Candido già gridava: — Maestro Pangloss, io ho sempre dubitato che aveste ragione: voi siete un gran filosofo.
CAPITOLO II.
Come Candido uscì dalla casa del Persiano
Candido, ben pasciuto, ben vestito, e non annojato, divenne ben presto così colorito, così fresco, così bello come lo era in Wesfalia. Ismael Raab suo ospite vide quel cambiamento con piacere. Questi era un uomo alto sei piedi, ornato di due occhietti estremamente rossi, e di un grosso naso tutto bernoccoluto che mostrava assai chiaro ch’ei non stava troppo attaccato alla legge di Maometto; le sue basette erano rinomate nella provincia, e le madri non desideravano altro a’ loro figli che le basette di Raab. Raab aveva alcune mogli perché era ricco, ma pensava come si pensa moltissimo in Oriente, e in alcuni collegi d’Europa. — Vostra eccellenza è più bella delle stelle, disse un giorno il persiano a Candido, solleticandogli leggermente il mento; voi avete dovuto cattivarvi ben de’ cuori, siete propriamente fatto per render felice e per esserlo.
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