Candido ebbe un bel dire e un bel fare; gli si profumarono le gambe e i piedi secondo l’uso; quattro eunuchi lo portarono nel luogo destinato per la cerimonia, in mezzo a una doppia schiera di soldati, allo strepito degli strumenti musicali, de’ cannoni e delle campane di tutte le moschee d’Ispahan. Il sofì già vi era, accompagnato da’ suoi principali uffiziali, e da’ cortigiani più distinti. A un tratto fu steso Candido sopra una panca tutta dorata, e l’esecutore dei minuti piaceri di sua maestà cominciò la funzione. — O maestro Pangloss, se foste qui... diceva Candido piangendo e gridando a più non posso; il che sarebbe stato giudicato indecentissimo, se il frate non avesse dato a credere che il suo protetto, non per altro faceva questo se non per meglio divertire sua maestà. Infatti quel gran re rideva come un pazzo, e vi prese tanto piacere che oltre ai cinquanta colpi dati, ne ordinò cinquanta altri; ma il suo primo ministro avendogli esposto con una straordinaria fermezza, che quel favore inaudito verso un forestiero poteva alienare i cuori dei sudditi, gli revocò quell’ordine e Candido fu riportato nel suo appartamento.
Fu accompagnato al letto dopo che gli ebbero stropicciato i piedi con aceto. I grandi vennero a turno a rallegrarsi con lui. Il sofì vi venne in seguito, e non solamente gli diede la sua mano da baciare secondo l’uso, ma anche un gran pugno ne’ denti. I politici ne congetturarono che Candido farebbe una fortuna quasi senza esempio; e quel ch’è raro, non s’ingannarono, benchè politici.
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