Pagina (111/151)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non si tardò a discoprire la prigione di Candido; essa fu aperta a forza, e siccome si trattava di religione, i vinti furono sterminati secondo la regola. Candido, camminando sopra un mucchio di morti, scappò trionfante del maggior periglio ch’egli avesse ancor corso, e riprese col suo seguito il cammino pel suo governo. Ei vi fu ricevuto come un favorito che era stato onorato di cinquanta nerbate sotto la pianta de’ piedi in presenza del re dei re.
     
     
      CAPITOLO V.
     
      Come Candido è un gran signore, e non è contento.
     
      Il buono della filosofia è di farci amare i nostri simili. Pascal è quasi il solo de’ filosofi che par che voglia farceli odiare. Per fortuna Candido non avea mai letto Pascal, ed egli amava con tutto il cuore la povera umanità. Le genti da bene se n’accorgevano: esse eran sempre state lontane dai missi dominici della Persia, ma non fecero difficoltà di riunirsi a Candido, ed ajutarlo coi lor consigli. Ei formò alcuni saggi regolamenti per incoraggire l’agricoltura, la popolazione, il commercio. E l’arti: ricompensò quelli che avean fatto delle esperienze utili: incoraggì quelli che non avean fatto che de’ libri. — Quando ognuno sarà generalmente contento nella mia provincia, lo sarò forse anch’io, diceva egli con una ingenuità singolare. Candido non conosceva la specie umana; egli si vide lacerato ne’ libelli sediziosi, e calunniato in un’opera che avea per titolo L’amico degli uomini. Ei trovò che lavorando a fare dei fortunati, non avea fatto altro che del’ingrati. — Ah quanta fatica si dura, gridò Candido, a governar alcuni esseri senza penne che vegetano sulla terra!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Candido o L'ottimismo satirico
di Voltaire (François Marie Arouet
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 151

   





Candido Candido Candido Pascal Persia Candido Candido