E perché non son io ancora nella Propontide, in compagnia di maestro Pangloss, di Cunegonda, e della figlia di papa Urbano X?
Candido, nell’amarezza del suo dolore, scrisse una lettera pateticissima al reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk, e gli dipinse sì vivamente lo stato attuale dell’anima sua, ch’ei ne fu sensibile a segno di fare aggradire al sofì che Candido si dimettesse dai suoi impieghi. Sua maestà per ricompensa de’ sui servizj gli accordò una pensione considerevolissima. Alleggerito del peso della grandezza, il nostro filosofo cercò immediatamente ne’ piaceri della vita privata l’ottimismo di Pangloss. Egli aveva vissuto fin allora per gli altri, e pareva essersi scordato che aveva un serraglio. Se ne risovvenne con quella sensibilità che ispira quel solo nome. — Tutto si prepari, diss’egli al suo primo eunuco, per il mio ingresso dalle donne. — Signore, rispose l’uomo con voce chiara: ora vostra eccellenza merita il soprannome di saggio. Gli uomini per cui avete fatto tanto non eran degno d’occuparvi, ma le donne... — Può essere, disse modestamente Candido.
CAPITOLO VI.
Disgusto di Candido. Incontro ch’ei non s’aspettava.
Il nostro filosofo in mezzo al suo serraglio ripartiva i suoi favori con uguaglianza; ma non durò troppo, perch’ei sentì immediatamente de’ mali di reni violenti, delle coliche ardenti, e diventava uno scheletro, divenendo felice. Allora osservò calmamente nelle donne de’ difetti che gli erano sfuggiti ne’ primi trasporti della sua passione; non vide in loro che un vergognoso passatempo: ebbe rammarico di aver camminato nel sentiero del più saggio degli uomini, et invenit amariorem morte mulierem.
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