— Illustrissimo signor Candido, grida l’abate perigordino, gettandosegli ai piedi, abbiate pietà di me; io mi sono spinto al male con una forza irresistibile, come voi vi sentite portato alla virtù; presi quell’inclinazione fatale dall’istante che feci conoscenza col signor Valsp, e che lavorai ai foglietti. — Cosa sono questi foglietti? dicea Candido. — Sono, risponde il Perigordino, certi quinterni di settantadue pagine di stampa, ne’ quali si diverte il pubblico sul tuono della calunnia, della satira e della materialità. Un galantuomo che sa leggere e scrivere, non avendo potuto esser gesuita, come ha cercato per lungo tempo, si è messo a comporre quella bella operetta, per aver di che comperare de’ merletti a sua moglie, e allevare i suoi figli nel timor di Dio; e alcuni galantuomini per alcuni soldi, e alcuni boccali di vino di Brie, ajutano quel galantuomo a sostenere la sua impresa. Questo signor Valsp è di una combriccola deliziosissima, dove si divertono a far rinnegare Dio alla gente, quando ha alzato un po’ il gomito, ovvero andare a mangiare alle spalle d’un povero diavolo, a fracassargli tutt’i mobili e a sfidarlo a duello da solo a solo; gentilezze che questi signori chiamano mistificazioni, e che meritano l’attenzione della politica. Finalmente, questo gran galantuomo del signor Vasp, che dice di non essere stato in galera, è immerso in un letargo che lo rende insensibile alle verità più austere; né si può distrarnelo che con certi mezzi violenti, ch’ei sopporta con una rassegnazione e un coraggio superiore ad ogni lode.
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