— Voi siete un bell’impertinente, amico caro, replicarono i filosofi; conoscete voi tutte le leggi della refrangibilità dell’attrazione? del moto? Avete voi letto le verità che il dottor Clark dà in risposta a’ sogni del vostro Leibnitz? Sapete voi che cosa sia la forza centrifuga, e la forza centripeta? Sapete voi che i colori dipendono dalle grossezze? Avete voi qualche idea della luce e della gravitazione? Conoscete voi il periodo di venticinquemila novecentoventi anni, che per disgrazia non s’accorda colla cronologia? No, senza dubbio. Voi non avete delle cose che un’idea falsa. Chetatevi dunque, monade miserabile, e guardatevi d’insultare i giganti con paragonarli a pigmei. — Signori, rispose Candido, se Pangloss fosse qui vi direbbe di gran belle cose, giacchè egli è un gran filosofo. Egli ha un sommo disprezzo pel vostro Newton e come suo discepolo, non ne ho nemmen io troppo caso.
I filosofi, inveleniti di rabbia, se gli gettarono addosso, e il povero Candido fu battuto veramente alla filosofica.
La loro collera s’ammansì, chiesero perdono a Candido di quella vivacità, e quindi un di loro prese a parlare, e fece un bellissimo discorso sulla dolcezza e la moderazione.
Nel mentre che stavan parlando, ecco si vede passare un magnifico funerale, che diede occasione a’ nostri filosofi di ragionare sulla ridicola vanità de’ mortali. — Non sarebb’egli più ragionevole, disse un di loro, che i parenti e gli amici del morto portassero da sè la bara funebre, senza pompa e senza susurro?
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