.. Incontro il mio povero Pangloss, ma solo per vederlo bruciare... Mi trovo con de’ filosofi, la più dolce e più sociabile specie animale dell’universo, e mi picchiano senza misericordia. Bisogna che tutto vada bene, giacchè Pangloss l’ha detto, ma non per questo non son io il più sciagurato di tutti gli esseri possibili.
Interruppe Candido il suo parlare per porgere l’orecchio a delle altissime strida che sembravano escir da un luogo vicino. S’avanza per curiosità e se gli presenta allo sguardo una giovine che si strappava i capelli con tutti i segni della più fiera disperazione. — Chiunque voi siete, gli diss’ella, se avete cuore in petto, seguitemi! S’accompagnano, e avean fatto appena pochi passi che Candido vede stesi sull’erba un uomo e una donna. Dalla loro fisonomia traspariva la nobiltà del loro animo e della lor nascita, e le loro sembianze, benchè contraffatte dal dolore che provavano, avevano tanta nobiltà, che Candido non potè fare a meno di compiangerli e di cercar con una viva premura la cagione che avevali ridotti in sì compassionevole stato. — Questi che voi vedete son mio padre e mia madre, gli disse la giovinetta, sì; gli autori son questi degl’infelici miei giorni (continuò ella gettandosi precipitosamente fra le loro braccia). Fuggivano per evitare il rigore di una ingiusta sentenza; io compagna della lor fuga, ero abbastanza contenta di divider con essi le loro sciagure, e di pensare che fra’ deserti, ove andavano ad albergare, queste mie deboli mani avrebbero potuto procurar loro il necessario alimento.
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