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      O felice chi può seguirla! Ecco quel che spesso diceami il mio rispettabile padre. Venga il malanno, aggiungeva egli, a quegli scrittori temerari che cercano di penetrare nei secreti dell’Onnipotente. Su questo principio, che Dio vuol essere rispettato dalle migliaia di atomi a’ quali ha dato l’essere, hanno gli uomini unito chimere ridicole a verità rispettabili. Il dervis dai turchi, il bramino in Persia, il bonzo in China, il talapuino nell’Indie, rendon tutti un differente culto alla divinità, ma essi godono la quiete dell’anima nelle tenebre ove sono immersi; e chi volesse dissiparle, renderebbe loro un cattivo uffizio. Non è un voler bene agli uomini, il sottrarli dall’impero del pregiudizio.
      — Voi parlate come un filosofo, disse Candido: vorrei sapere, mia bella signorina, di qual religione siate. — Io sono stata allevata nel luteranismo, rispose Zenoide: questa è la religione del mio paese. — Tutto ciò che avete detto, riprese Candido, è un tratto di luce che mi ha colpito: io provo per voi un mondo di stima e di ammirazione... Come può darsi che regni tanto spirito in sì bel corpo? In verità. signorina, io vi stimo e vi ammiro a un segno.... Candido borbottava ancor qualche parola, e Zenoide avvedendosi della sua agitazione, lo lasciò. Ella evitò da quell’istante in poi di trovarsi sola con lui, e Candido cercò di trovarsi solo con lei, o d’esser solo affatto. Egli era immerso in una melanconia, che aveva per lui del diletto; amava con trasporto Zenoide; e volea dissimularlo; i suoi sguardi tradivano i segreti del suo cuore.


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Candido o L'ottimismo satirico
di Voltaire (François Marie Arouet
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 151

   





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