Candido gradì quelle offerte, e tosto che fu giunto, il suo futuro camerata lo presentò come un suo parente, per cui egli stava garante. — Birbante, gli disse Volhall, voglio accordarti l’onore di stare appresso a un pari mio. Non ti scordar mai del profondo rispetto che devi alle mie volontà: previenile, se hai sufficiente istinto per questo: considera che un pari mio si avvilisce parlando ad un uomo come te.
Il nostro filosofo rispose con tutta la sommissione a quel discorso impertinente, e da quello stesso giorno fu rivestito della livrea del suo padrone.
È da immaginarsi facilmente quanto fu stupita e contenta Zenoide, riconoscendo il suo amante fra i servitori dello zio; ella fece nascere le occasioni di trovarsi: Candido ne profittò; si giurarono una costanza inviolabile. Avea Zenoide qualche momento di cattivo umore; ella si rimproverava qualche volta il suo amore per Candido; lo affliggea co’ suoi capricci, ma Candido l’idolatrava; ei sapea che la perfezione non è propria dell’uomo, e molto meno della donna. Zenoide riprendeva il suo buon umore nelle di lui braccia.
CAPITOLO XIV.
Come Candido ritrovò la moglie e perdè l’amante.
Non aveva il nostro eroe a soffrire altro che le alterigie del suo padrone, e ciò non era un comprar troppa caro l’affetto della dolce amante. L’amor soddisfatto non si cela così facilmente, come suol dirsi: i nostri amanti si tradirono da loro stessi: il loro accordo non fu più un mistero, se non agli occhi poco penetranti di Volhall, tutti i domestici lo sapevano; Candido ne ricevea de’ mirallegro che lo facevan tremare; aspettava egli la tempesta vicina a cader sopra di lui; e non si sarebbe mai pensato che una persona che gli era stata cara, fosse sul punto d’affrettare la sua disgrazia.
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