I nostri mali non sono senza rimedio, rispose Cacambo, e se vorrete fare a mio modo, abbiamo a fissarci qui in qualità di fratelli; io so un poco di chirurgia, e vi prometto di mitigare e render sopportabile la nostra miserabile condizione. — Ah! dice Candido, crepin tutti gli asini, e in specie gli asini cerusici, sì dannosi all’umanità. Io non comporterò mai che tu ti spacci per quel che non sei; questo sarebbe un tradimento, le cui conseguenze mi spaventano. D’altra parte, se tu sapessi quanto è dura, dopo d’essere stato vicerè d’una bella provincia, dopo essersi veduto in istato di comprare de’ bei regni, dopo d’essere stato l’amante favorito di Zenoide il risolversi a servire in qualità di fratello in un ospedale....
— Lo so, riprese Cacambo, ma so ancora che è assai dura cosa il morir di fame; riflettete di più, che il partito ch’io vi propongo, è forse l’unico che possiate prendere per isfuggire le ricerche del crudele Volhall, e sottrarvi ai castighi ch’ei vi prepara.
Mentre parlavano così passò un fratello e gli fecero alcune dimande; egli rispose in una maniera soddisfacente, e assicurò loro che i fratelli erano bene nutriti, e godevano d’una onesta libertà. Candido si decise; ei prese con Cacambo l’abito di fratello che gli si accordò addirittura, e i nostri due miserabili si misero a servire altri miserabili.
— Un giorno che Cacambo distribuiva in giro poche cattive minestre, gli diè nell’occhio un vecchio, il cui viso era livido, le labbra coperte di schiuma, gli occhi mezzo stravolti, e sulle cui gote crespe e inaridite, appariva l’immagine della morte.
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