La natura così posta apparisce come un termine opposto all'idea, talchè quando questa, rientrando in sè, diviene spirito, si trova di avere innanzi la natura come un opposto ed un ostacolo insormontabile: a poco a poco però ella si accorge che la natura è fatta per lo spirito, e che egli può abbattere quelle barriere che prima parevano limitare la sua infinita attività. Lo spirito sente che egli solo è fatto per sè, ma che le altre cose sono fatte per lui; e da questa coscienza, che è il fondamento della persona umana, nasce una nuova serie di produzioni, le quali differiscono dalle naturali, perchè queste sono inconscie e quelle consapevoli.
La natura sta adunque innanzi allo spirito in due modi, come indipendente da lui e come prodotta da lui: nel primo modo è semplice natura, nel secondo è arte. E poichè l'accorgersi che fa lo spirito di potere a sua volta riprodurre la natura è non già una cosa accidentale, ma un necessario svolgimento della sua coscienza, perciò l'arte non ha nella vita dello spirito un posto secondario, come se fosse un semplice trastullo, ma è un momento essenziale della sua evoluzione.
Lo spirito si compiace nell'operare; egli sente di essere la libertà infinita, e di potere trasformare tutto nella sua idealità. Egli medesimo consiste in questo raddoppiare e riprodurre sè stesso, essendo che la sua natura non è soltanto semplice essere, ma libera riflessione. Riproducendo la natura, egli o la spoglia dell'individualità che dà la forma universale, ed in tal caso si dice che la conosce; ovvero le conserva l'individualità, ma sottraendola a tutte le contingenze della natura sensibile, ed in tal caso la ricrea artisticamente.
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