La scienza e l'arte sono dunque entrambe produzioni dello spirito, ma l'una dissomiglia molto dall'altra.
La natura è un sistema di cose individuali sensibili legate insieme dalla relazione di mezzo e di fine, ma soggette a mille contingenze ed accidentalità, che impediscono all'idea di rivelarsi nella sua piena indipendenza. Tutti questi casi fortuiti e quasi capricciosi costituiscono una folla innumerevole d'interessi e di fini particolari che sono la prosa della natura e della vita. Ogni individuo naturale e sensibile è fatto per un altro, serve a qualche cosa: l'idea non è per sé, ma si trova subordinata al sistema: l'individualità non è libera, ma inceppata dalla contingenza dei fatti. Intanto lo spirito è attività indipendente, e la natura, come l'abbiamo or ora descritta, si trova di essere il rovescio di questa indipendenza. Or quando lo spirito cerca di sottrarre la natura da quella sfera accidentale in cui è caduta, ed imprimerle il carattere della propria indipendenza, in modo che l'individualità naturale si trovasse di esistere per sè e non più per un altro, noi vediamo sorgere una nuova natura, dove, senza fare sparire l'individualità, si vede risplendere l'idea nella sua perfetta indipendenza. E questa seconda natura è l'arte, la quale è assai più bella della prima, perchè la bellezza, come vedremo, non si manifesta se non là dove più libera e più splendida risplenda la divina idea. L'arte non è un'illusione, come a taluni è paruto, ma anzi è assai più reale e più vera di quello che può sembrare la natura sensibile; imperocchè la realtà e la verità si misurano dal prevalere dell'idea, e non già da altri criteri, e l'idea prevale più nella indipendenza dell'arte che nella contingenza della natura.
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