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      Quando si è detto che l'arte sia una imitazione della natura, e che perciò tanto più si debba stimare perfetta, quanto più rassomiglia all'esemplare naturale, si è ridotta l'arte alla condizione di un passatempo fanciullesco senza nessun valore e significato proprio. A questo proposito si è ripetuta una frase di Dante che la natura è figlia di Dio, e l'arte è la nipote, volendo con ciò alludere alla maggior distanza che disgiunge la rappresentazione artistica dall'eterno modello. Ora secondo le nostre antecedenti osservazioni l'arte è assai più vicina all'assoluto di quello che non sia la natura. Imperocchè se l'assoluto è lo spirito libero e indipendente, ritrae più dell'essere divino la produzione artistica dove riluce la libertà, che non la natura ove domina invece la necessità. Che sebbene talune volte appaia di essersi l'arte perfettamente modellata sulla natura secondo l'esempio spesse volte citato della scuola fiamminga, null'ostante ciò che noi ammiriamo in questo caso non è l'esatta e monotona imitazione del naturale, ma la potenza dello spirito che ricrea liberamente la natura. Anzi Hegel nota che questa forma di arte che si studia di rifare la natura è prevalsa nella Olanda per una ragione speciale di quel popolo, il quale posto nelle più sinistre posizioni naturali è stato costretto a lottare contro l'Oceano per assicurarsi il proprio suolo. Come ha sostenuto questo continuo combattimento per vincere la natura e farla piegare a' suoi bisogni, così nell'arte questo popolo ha seguito lo stesso indirizzo riproducendo artisticamente e domando una seconda volta la ribelle natura.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130

   





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