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      Noi vedremo appresso quale sia stato lo sviluppo storico dell'idea del bello, e quindi per ora ci limitiamo a dare quella definizione che crediamo la vera. Il bello è l'idea che apparisce in una determinata forma, ed aggiungiamo in una forma che è la sua, in quanto che deve nascere con lei e da lei.
      Premesso ciò, e sapendo per le cose dette altrove, che tutta quanta la natura non è che l'estrinsecazione dell'idea, parrebbe doverne inferire, che la bellezza appartenga a tutta la natura. D'altra parte però sappiamo che l'idea nella natura non si svela sempre ed intera in tutte le forme; e che anzi vi sono delle forme dove si manifesta un semplice frammento o momento di essa idea. Di tali forme non si potrebbe dire a rigor di termine, che fossero belle; e la bellezza non comincia veramente a risplendere, se non dove l'idea incomincia a raccogliersi in sè in una perfetta unità, e dove la materia naturale è perfettamente soggiogata dall'imperio della forma.
      La vita è dunque la prima reale e compiuta appariscenza dell'idea; ed è in lei che si appalesa la prima volta la bellezza della natura.
      Il primo che abbia riconosciuto questa corrispondenza tra la bellezza e la vita è stato Emmanuele Kant, nella critica del giudizio, secondo che noi svilupperemo più avanti. Difatti il proprio processo della vita sta nell'unificare le due attività ideale e reale, realizzando sempre nell'organismo la forma ideale, e di rincontro idealizzando il reale nella sua ideale unità. E poichè questa unità ideale dell'organismo vivente è l'anima; per ciò tanto più bella apparisce la vita quanto più attraverso alle determinazioni corporali trasparisce l'anima e la sua interna azione.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130

   





Emmanuele Kant