In questi brevi cenni della teoria platonica, noi troviamo la ragione perchè la bellezza sia fatta consistere nella sola idea. Ma l'idea sola ed astratta si riduce alla pura nozione logica, la quale è incapace di bellezza. L'idea da cui s'informa la bellezza deve necessariamente esistere in una forma determinata, e la forma determinata è l'individuazione, vale a dire l'opposto dell'idea. Quando dunque Platone parla di una bellezza puramente ideale, o egli suppone l'idea individuata in sè, ed allora esce dalla pura natura ideale, e vi fa penetrare ancora il sensibile; ovvero parla di un'idea astratta, ed allora non si può concepire come questa si possa chiamare bella.
L'espressione comunemente adoperata di bellezza ideale non ha nessun valore, se non si considera ancora come bellezza sensibile: è una di quelle espressioni vaghe che si dicono senza attendere molto a ciò che significa. Noi lo ripetiamo anche una volta, l'idea come pura idea non è la bellezza!
I moderni platonici, e fra questi principalmente il Gioberti, hanno cercato di ovviare alla difficoltà della teoria platonica aggiungendo all'idea la forma sensibile. Il Gioberti infatti definisce il bello per l'unione di un tipo intelligibile e di una forma sensibile fatta per mezzo della fantasia estetica. Con questa definizione egli ha creduto rinnovare ed insieme modificare la dottrina del filosofo ateniese. Noi facciamo alcune considerazioni su questo tentativo giobertiano.
Il tipo intelligibile del Gioberti sebbene paia riprodurre l'idea di Platone, pure non è del tutto così. L'idea platonica ha un significato larghissimo e si estende dai più generali concetti fino ai modelli più prossimi alle cose individuali: è un'idea l'eguaglianza, la bellezza, la verità, come un'idea l'uomo, il cavallo e simili.
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