Levando all'idea ogni operosità intrinseca e propria, e facendola determinare esteriormente, si riduce alla condizione di un semplice obbietto.
Le determinazioni che vengono dal di fuori sono sempre accidentali, e tali debbono essere per Gioberti le diverse forme dell'arte. Una testimonianza non dubbia di ciò che abbiamo testè avvertito si rinviene nella grande partizione che ei fa dell'arte in ortodossa e in eterodossa, pigliando questa determinazione da un'altra sfera, cioè dalla religione. Anche noi conveniamo nel credere che il contenuto dell'arte sia il divino, e che per ciò arte e religione si dieno vicendevolmente la mano, ed abbiano un'influenza incontrastabile l'una sull'altra. Ma il divino come contenuto dell'arte ha una ragione di essere indipendente e per sè, e molto meno poi si può far dipendere dal contenuto religioso proveniente da una rivelazione esterna, come l'intende Gioberti. L'arte moderna ha senza dubbio risentito l'influenza del Cristianesimo, non perchè il Cristianesimo abbia dato in prestito il suo contenuto all'arte, ma perchè l'arte nel suo intrinseco sviluppo è pervenuta a quel medesimo grado dove è pervenuta la Religione nella coscienza cristiana. E l'uno e l'altro sviluppo si deve riferire ad un processo superiore e necessario, quale è lo sviluppo progressivo dello spirito umano. Ricorrere a spiegazioni accidentali, a rivelazioni che sarebbero potute non essere, per dare una teorica dell'arte o di qual si voglia altra idea, non è metodo degno di un filosofo.
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