Il bello è dunque una finalità subbiettiva, e l'opera d'arte non ha un fine esterno e preesistente, ma un fine interno creato liberamente dall'artista.
La vita è anch'essa un accordo e una finalità in cui la materia sensibile si trova assoggettata alla nozione. Se non che questa nozione nella vita è obbiettiva, ed il suo fine è reale; onde mentre l'arte ha una finalità meramente subbiettiva, la vita ha una finalità obbiettiva e concreta. - La bellezza e la vita sono dunque per Kant due conciliazioni degli opposti, del mondo della necessità e del mondo della libertà, eseguite in maniera differente. - Nella teoria kantiana si comincia ad intravvedere il vero punto di vista sotto cui si deve considerare la bellezza. Essa non è più la sola idea astratta e senza forma sensibile come era in Platone; ma invece è il libero accordo dell'idea col sensibile. E la teoria di Kant sarebbe stata perfetta se l'accordo invece di essere fatto dallo spirito subbiettivo fosse stato fatto dallo spirito assoluto. Siccome l'idea per propria ed intrinseca attività tende a realizzarsi nella natura come vita, così parimenti tende a darsi una forma naturale, ma indipendente nello spirito come arte. Non è la natura delle nostre facoltà che produce l'arte, ma è la natura dell'idea che produce e le nostre facoltà e l'arte. Perciò la teoria kantiana, benchè abbia indovinato il segreto accordo che contiene l'arte, è rimasta imperfetta per avere ristretto questo accordo nella sfera troppo angusta del subbietto.
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Kant Platone Kant
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