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      L'individuo sottoposto alla legge non è più compiuto in sè, ma ha la ragione di essere e la finalità nella legge medesima: lo spirito subbiettivo è sottoposto allo spirito obbiettivo, il cittadino allo Stato. L'uomo in questa condizione ricade nella presa della vita giuridica, nell'urto degli interessi, dei dritti e dei doveri. Per essere ricondotto all'ideale artistico bisogna che la sua libertà sia legge a sè stessa e che non abbia a riconoscere una legge esteriore ed obbiettiva. Quindi si vede perchè tutti i tipi artistici anche quando sono rappresentati come sottomessi ad una legge, godono però tanta indipendenza, che la legge non è un freno, nè un ostacolo alla loro libera azione. Si trova un esempio di questa indipendenza dirimpetto alla società principalmente nei tipi dell'età eroica, ed in quelli della Cavalleria del medio-evo, che a buon dritto si può chiamare l'età eroica dei tempi moderni.
      Se l'uomo fosse rappresentato come esatto esecutore delle leggi dello Stato, con una somessione a tutta prova, e senza iniziativa propria, sarebbe questo un modello dell'uomo giusto, del buon cittadino, ma non un tipo artistico. Noi ammiriamo il tipo artistico in Ercole, o anche in Achille e in Orlando; ma dove si troverebbe la legge esterna a cui obbediscono? Tutti questi operano di loro piena libertà, e perciò lo spirito individuale si può rivelare in conformità dello spirito universale, ma senza esservi estrinsecamente costretti. Conchiudiamo dunque che l'ideale dell'arte deve rivelare lo spirito libero e perfettamente indipendente tanto dalla necessità della natura quanto dalla necessità della legge; ed è perciò che l'antichità pare sempre più poetica dell'età moderna, perchè nel corso dei secoli gli accidenti che circoscrivono una persona o un'azione a poco a poco si vanno dileguando, e l'artista rimane libero di darvi quel contorno che più gli talenta.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130

   





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