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      Talchč ciņ che č conseguenza della nostra medesima natura nella morale, dal punto di vista religioso, acquista una relazione esterna ed apparisce come un comando che viene imposto dal di fuori. Secondo questa dottrina la morale e la religione avrebbero dunque lo stesso contenuto, e l'ideale religioso sarebbe realizzato in una intuizione la quale rappresentasse un Dio perfettamente buono, come sarebbe l'Uomo-Dio nel Cristianesimo. Che se si chiede: per qual motivo abbiamo noi bisogno di obbiettivare esternamente la legge morale che č interna? noi rispondiamo, ricordando i principii speculativi di Kant anche altre volte menzionati, che la ragione pratica, del pari che la ragione speculativa va cercando sempre un'intuizione adeguata al suo ideale. Questa intuizione č impossibile che si trovi esattamente corrispondente all'idea, e perciņ tutte le religioni, compreso il Cristianesimo, rimangono inadeguate all'ideale religioso. Frattanto noi abbiamo fatto un guadagno, ed č di aver trovato un criterio col quale possiamo discernere la varia perfezione delle religioni storiche o esterne. Inoltre noi abbiamo imparato a distinguere in ogni religione due elementi, il dovere morale che č interno, e la fede religiosa che si riferisce all'intuizione esterna. La tradizione somministra questo elemento esterno per mezzo della rivelazione: la ragione somministra l'elemento interno; la ragione fa accettare la rivelazione quando la vede corrispondente al suo ideale. «Una rivelazione, dice Kant, non puņ essere compresa nell'idea di religione che per l'intermediario della ragione, atteso che questa idea derivata dalla sottomissione obbligatoria di un legislatore morale, č un'idea razionale pura.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130

   





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