L'ideale religioso di Kant non sarebbe che l'assoluto nell'ordine morale, e perciò non sarebbe il vero assoluto.
Il problema religioso non si enuncia soltanto dicendo: quali azioni mi vengono prescritte a fare? Esso contiene eziandio molte altre domande sull'origine, sul corso, sul fine della vita umana; sulla originaria armonia, sulla caduta ed il contrasto posteriore, e finalmente sull'ultimo risorgimento, e sull'apparire del regno di Dio sulla terra. Tutte queste domande sono parte speculative e parte pratiche: l'ideale religioso non può soddisfare alle seconde, e trascurare le prime.
La religione dunque nel suo ideale comprende, e deve comprendere entrambi questi lati, che si trovano realmente esistenti nelle religioni storiche, e contrassegnati col nome di dogma e di morale. Una religione senza dogma, come Kant l'ha concepita, nel fatto non esiste.
L'altro difetto che notammo nella teoria kantiana sulla religione, è quello di credere all'impossibilità della perfetta attuazione dell'ideale religioso. Questo difetto ha comune l'origine con un altro che guasta tutta la bellezza del sistema di Kant. Per lui l'assoluto è collocato sempre in una sfera inaccessibile, sia negli ordini del conoscere sia in quelli dell'azione. L'assoluto è l'idea speculativa, o l'imperativo categorico o l'ideale religioso, ma posto sempre al disopra della conoscenza, della coscienza pratica, e della coscienza religiosa. Ora noi abbiamo veduto altrove, e lo ripetiamo qui, che un assoluto il quale lascia fuori di sè il mondo e lo spirito umano, per quanto in alto sia collocato, non meriterà mai questo nome, perchè il vero assoluto è quello che comprende ogni opposizione nella sua totalità. L'ideale religioso essendo l'assoluto che si deve realizzare nella coscienza religiosa, deve trovare dunque una forma ove si possa adeguatamente manifestare.
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