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      Che se le forme storiche delle religioni attualmente esistenti si dovessero anche tutte giudicare imperfette, non si dovrebbe per questo escludere questa realizzazione compiuta per l'avvenire. Ed inoltre se l'ideale religioso si trova sempre rivestito di una forma, che non è più la pura idea, da ciò non si dee arguire che la religione fosse imperfetta, essendo che la sua natura importa quell'accoppiamento dell'ideale ad una forma finita. Così chi direbbe impossibile la perfezione artistica solo perchè nell'arte l'ideale si trova incarnato in una forma sensibile? Questa forma si può bensì affinare e purificare, ma non si può annullare senza distruggere in pari tempo l'arte. Similmente, l'ideale religioso deve trovarsi sempre attuato in una coscienza, e questo sentimento è indispensabile alla religione, come la forma sensibile è indispensabile per l'arte. Kant pretendendo di separare l'ideale religioso da ogni sentimento segue la tendenza generale del suo sistema di cercare sempre il puro (das rein) ad esclusione del sensibile, che rimane per lui un termine opposto ed irreconcilabile. Questa tendenza di Kant di vedere nel sensibile la sorgente di ogni imperfezione è la causa di tutte le conseguenze erronee che ne ricava. Il sensibile entra nel conoscere, nell'arte, nella morale, nella religione, non come un elemento vizioso che si deve eliminare, ma come un elemento necessario che si deve riconciliare col suo opposto. - L'assoluto non è la sola idea, come pretende Kant, ma è l'idea e la sua esteriorità conciliate insieme.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130

   





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